Posted by tracciamenti on agosto 20th 2011 @ 11:52 am
ascolti e riascolti / pleasure is not hedonism
vagamente demotivata dallo scarso apprezzamento e dall’inesistente dibattito (pur sapendo che sul web è la regola), questa settimana compilo l’elenco dei miei ascolti più significativi senza aggiungere i consueti commenti, o indicazioni in merito ai diversi dischi / anche i link ai brani scelti per ora sono sospesi – chi è interessato sarà certamente in grado di provvedere in autonomia a tali approfondimenti /
la ricerca e la stesura dei contenuti richiedono tempo – per questa ragione arrivo fino al punto in cui il tempo impiegato comincia a non arricchirmi ulteriormente, ma è vanamente dedicato a persone non interessate – e lì mi fermo
enjoy the music! (and forget hedonism)
angelica sanchez / life between – 2008 angelica sanchez / a little house – 2010 futuro antico / futuro antico – 1980 *** mike westbrook+john surman / citadel room 315 – 1975 john cage / music for keyboard 1935.1948 (da cage/feldman) – 2007 *** john cage (stephen drury, piano) / in a landscape – 1995 sonore (brotzmann-vandermark-gustafsson) / call before you dig – 2009 (… difficile!) tin hat trio / helium – 2000 keith tippett group / you are here … I am there – 1970 **** affinity / affinity – 1970 third ear band / third ear band – 1970 keith tippett / blueprint – 1972 kronos quartet / uniko – 2011 steve reich / the desert music (live) – 2003
Posted by tracciamenti on agosto 18th 2011 @ 12:00 pm
do you read me?
do you hear me?
in questi giorni mi domandavo per l’ennesima volta se il lavoro creativo possa essere impermeabile a tal punto rispetto alle cose che succedono e che modificano significativamente la vita di tante persone / mi chiedo anche se i blog più creativi possano rimanere muti e impassibili, continuando a pubblicare piacevoli oggetti e spunti per abbellire le nostre vite senza usare il proprio successo come strumento di miglioramento sostanziale /
la cultura è sempre politica e mai indifferente
ma dov’è la cultura in tutto questo?
ciò che sconcerta è il flusso impassibile, che non traduce alcuna minima variazione rispetto a quello che succede fuori – nessun sussulto, turbamento, nessuna paura tradotta in pensieri o immagini / solo piacevoli foto di belle cene, tavolini graziosi, fiori e gradevoli segni che coprono il mondo come una tovaglia
vetrina dei propri lavori e della propria immagine per venderli meglio
impermeabile
these days I wondered if the most of creative work can be so impermeable to the point that things that happen and that change lives of many people are so transparent and irrelevant / I also wonder if the more creative and read blogs can remain silent and impassive, continuing to publish pleasant objects and ideas to beautify our lives, whitout using their success also to better world substantially through their communication /
culture is always political and never indifferent
… but where is culture in all of this? what is disconcerting is the impassive flow, that does not translate any variation of tones and contents compared to what happens outside – no gasp, no anxiety, no fear translated into thoughts or images / just pretty pictures of fine dinings, nice tables, nice flowers and pleasant signs that cover the world as a tablecloth just a window of our works and ourselves to sell them more are you waterproof?
survey:
do you read me sometimes?
do you translate my words – sometimes?
… or you just look at the pictures?
music: kimmo pohjonen, samuli kosminen & kronos quartet – särmä
parole: don milani ph: muliebre in paramenti ufficiali
parole: pasolini
Posted by tracciamenti on agosto 15th 2011 @ 7:49 pm
visita notturna a gradisca per decidere i primi dettagli di un’installazione sonora
(darò qualche consiglio per la sistemazione delle luci)
sarebbe perfetta e sufficiente, la luna tonda e spettrale dell’altra sera
e le colline che baluginavano di paesi lontani
Posted by tracciamenti on agosto 13th 2011 @ 5:59 pm
[cronache da una città poco ospitale]
conosco le zone aperte di questa città, le sue strade, le piazze, molte estensioni dello spazio urbano ai piani terra per la necessità quotidiana di entrare nei negozi / rare volte mi addentro nei palazzi per accedere ad uffici posti a piani più alti, oppure è capitato in certe scuole, in biblioteca od al cinema /
ma non conosco che marginalmente la città residenziale ed i suoi spazi privati, nonostante viva qui da circa otto anni / gli udinesi si tengono stretta la privacy, non aprono i loro manieri con facilità e naturalezza / è una società urbana di provincia, cortese quanto stitica, che non ama mescolarsi /
pensando a venezia per esempio, posso dire di aver salito molte scale e visitato moltissimi appartamenti, di conoscere le calli ma anche le cucine e i salotti della città, le sue tende, la vista sullo spazio esterno che si ottiene sbirciando dalle diverse finestre / in tal modo la città vissuta sviluppa un negativo e un positivo spaziale, la sua volumetria si fa più completa e complessa / se invece dovessi realizzare un calco degli spazi che vivo adesso, sarebbe un calco di spazi aperti e piani terra, un calco che include centri commerciali e stazioni – ma senza scale di condominio o significativi sviluppi nel privato / risulta di fatto un calco muto, a temperatura ambiente / privo di memorie individuali condivise, si ferma all’imbocco dei pianerottoli residenziali