[alcune cose non si dimenticano, rimangono incastrate da qualche parte e sbiadiscono con molta lentezza rispetto al resto / ogni tanto tornano a galla, ricompaiono senza preavviso e in qualche modo mi fanno sentire meno confusa, rassicurata, come si trattasse di certezze]

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c’è un articolo su uno dei primi numeri di gomorra, parla di come certe opere d’architettura di dimensioni consistenti (in particolare si riferiva ad alcune grandi strutture realizzate a roma nel dopoguerra), appena costruite sembravano fuori scala e capaci di un impatto deleterio con il contesto, ed invece negli anni hanno rivelato l’inattesa capacità di condizionare positivamente lo sviluppo delle aree urbane ancora acerbe in cui erano state pensate e collocate, rappresentando un sistema spaziale di riferimento, punti di gravitazione dello scenario urbano, presenze amichevoli e rassicuranti

buona architettura è dunque anche quella che sprigiona le sue qualità nel tempo e non necessariamente nell’immediato / buoni gli uomini che sanno pensare a un modo positivo di relazionarsi con una situazione estetica e spaziale che solo all’apparenza sembrerebbe ostile

 




parole: peter eisenman


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