monthly archives: gennaio 2011

I

scrivere in terza persona conferiva un’aura romanzata al racconto e rappresentava una degenerazione narcisa, una debolezza che non la portava oltre e che anzi la infangava ancor più nei suoi vizi personali

II

il computer si era rotto
al pensiero di questo guaio non provava l’apprensione di un tempo e rimaneva passiva, seduta di fronte al vecchio portatile in balìa di una misera stecca di ram ormai fuori produzione – la macchina vetusta ignorava la parola gigabyte, era provvista dei requisiti minimi di sopravvivenza e le consentiva di rimanere in contatto con il mondo quel tanto che bastava, scaricare i messaggi e leggere i commenti recenti sulle sue pagine

pensava ai file, alle parole ed ai lavori digitali, alle musiche – i materiali del suo quotidiano abbandonati a se stessi su un disco attualmente inutilizzabile e che forse non avrebbe più ripreso a funzionare

III

aveva freddo e sonno e si sentiva sola
immaginava la città fuori come una steppa desolata immersa nel buio, dove si incrociavano solo poche vite, di tanto in tanto – sporadiche presenze con cui era possibile una minima interazione, un respiro vagamente condiviso
la maggior parte delle persone facevano per lei parte del paesaggio inanimato, anche se tale considerazione dell’esterno non implicava una scarsa considerazione delle loro qualità, solo una totale estraneità al suo mondo, una incompatibilità radicale con la sua visione esistenziale

.


la ragazza bionda scappa altrove
quel mettere gli altri costantemente sotto un mirino la stanca mortalmente, fiacca e intristisce persino i suoi sentimenti più caparbi …
in effetti non sorride ormai da diverse settimane
e neanche adesso, sta sorridendo

.




alla fine sul ponte ci sono andata
e ne è valsa la pena





non posso scrivere
non vado a protestare sul ponte di caneva
non mi muovo e non parlo
ascolto la radio
sfoglio il giornale di due settimane fa
passo la mano sulla superficie domestica della mancanza

le foto diventeranno piccole
il quartiere si chiuderà sulla casa fino a mangiarla

del resto la città ha adottato con disinvoltura
standard apparentemente trasgressivi
trappole per idioti

nemmeno gli operai proteggono se stessi
nemmeno i malati
nemmeno le madri proteggono i loro figli

.




*
ho cominciato un paio di corsi di photoshop per cassaintegrati (quasi tutti ex-safilo)
intorno al grande edificio una campagna incerta in attesa di cementificazione e remoti skyline
(foto dal cellulare)

**
da un’amica ho comperato a prezzo stracciato alcuni vecchi libri
(nessuna prima edizione – in compenso molte macchie sulle copertine)

1. pavese – la spiaggia – 1970
2. breton – antologia dello humor nero – 1977
3. borges – altre inquisizioni – 1976
4. borges – manuale di zoologia fantastica – 1979
5. musil – pagine postume pubblicate in vita – 1970

.




via carnia.la