monthly archives: settembre 2010
1. marmellata di pesche gialle con vaniglia bourbon
2. strudel di fagiolini e zucchine con mozzarella di bufala
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01. after dark – tito & tarantula
02. the siren songs – thomas feiner & anywhen
03. blackwater – raintree crow
04. tupelo honey – cassandra wilson
05. dreamer – tiny vipers
06. shoot me down – nick cave
07. love itself – leonard cohen
08. all that numbs you – thomas feiner & anywhen
09. dolphins – tim buckley
10. sunday morning- beck
11. never tear us apart – record club
12. giugno ’73 – de andrè
13. tonight – sibylle baier
14. the sound of someone you love … – penguin cafè orchestra
li xiaofeng è un artista cinese che realizza abiti di porcellana utilizzando cocci di oggettistica tradizionale ha collaborato con lacoste dando forma a un ulteriore esempio di annullamento del confine (ormai sempre più labile e indefinito) tra abito ed opera visiva un’impronta stilistica tipicamente orientale, affine per certi versi a quella di ah xian il corpo nel frattempo tace – sottomesso a logiche di superficie … il risultato – comunque sorprendente e affatto privo di poesia
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oggi ho ricevuto un pacco-dono da giampaolo
– conteneva mi piace molto leggere versi ed è bello scoprirne di nuovi non so, forse da questo post non si capisce bene quanto sono felice del regalo appena ricevuto .
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mentre trascorro molte ore al giorno intenta a vettorializzare, immagino possibili famiglie di creature per la prossima mostra mi piacerebbe lavorare con pochi colori, quasi solo in bianco e nero, e realizzare serie di tavole attinenti alla scrittura ed agli alfabeti, da stampare su carta da fotocopie e far scarabocchiare ai bambini così immagino i letterati, i poliglotti e i caratteriali creature disturbate – a volte logorroiche, a volte ermetiche – spesso poco socievoli e di cattivo umore… puntute, perplesse, tipografiche, monocromatiche, CMYK, scombinate e vagamente autistiche + |
andare al cinema ieri sera è quanto meno servito a scoprire che qui a udine è in corso una densa rassegna dedicata alle immagini in bianco e nero (ma non solo), che comprende mostre conferenze e concerti nella biglietteria del visionario trova spazio una interessante proiezione di video sperimentali (rigorosamente black&white – ottimo l’allestimento scarno) helmut newton sarà esposto fino al 12 settembre alla chiesa di san francesco hery cartier bresson fino al 19 a palazzo morpurgo ed escher a casa colombatti conferenze di mario luzzato fegiz, beppe severgnini, fulvio irace e altri il programma completo sul sito .
ps/ |
ieri sono stata al cinema per vedere urlo e sapevo sin da principio che non sarebbe stata una visione entusiasmante perché conosco ed amo troppo le strampalate e commoventi storie dei beatniks per potermi accontentare eppure, essendo il film diretto da due documentaristi, mi sarei aspettata qualcosa di meno televisivo e patinato il periodo beat fu contraddistinto da una forte inclinazione allo sperimentalismo frugale, quotidiano, dall’invenzione spicciola quanto ininterrotta e dalla difficile e inebriante rottura delle regole perbeniste dell’america postbellica tutto ciò arrivò da noi più tardi grazie al binomio pivano-feltrinelli e venne filtrato e idealizzato dal decoroso provincialismo italiano, mentre per farsi un’idea più obiettiva sull’estetica beatnik sarebbe piuttosto indicata la visione di pull my daisy di robert frank (1958) , per intendere quella particolare, meravigliosa, malinconica e sfuggente inconsistenza che contraddiceva l’ambiente beat: ciò che realmente manca nel film visto ieri e che difficilmente si può ottenere se non rinunciando alle finiture leccate ed alle postproduzioni maniacali infatti, se da un lato vige una rigorosa filologia, dall’altro il film la rinnega puntualmente per adattarsi ad esigenze di maggiore godibilità cinematografica, perdendo così fedeltà narrativa, profondità di campo e credibilità – non mi sarebbe dispiaciuta la scelta di accompagnare alcuni brani del poema con le sfolgoranti animazioni ispirate ad illuminated poems e mirabilmente disegnate dallo stesso eric drooker (ma integralmente realizzate in tailandia, ndr) se tali animazioni non fossero state così esplicitamente contemporanee, impeccabili e computerizzate – e mi sarei aspettata che il be-bop fosse la reale colonna sonora della storia, senza il ricorso accondiscendente a musiche di compromesso, più recenti e non contestuali inoltre suggerisco caldamente la visione in lingua originale, auspicandomi che le letture da ginsberg siano meno raccapriccianti [ come scritto sugli spietati a chiosa di un’ottima recensione: doppiaggio inopportuno fino al masochismo ] — :-) . |