monthly archives: agosto 2010
. un articolo di giorgio fontana sul manifesto di ieri è spunto e pretesto per alcune riflessioni in merito alla tendenza contemporanea (ma già evidente nelle parole di camus pubblicate sopra) di considerare l’artista e non l’opera, il personaggio e non il suo operato – in sintesi, l’immagine in vece della sostanza tutto questo deriva dal cinema? dalla distanza solo apparentemente breve che c’è fra il protagonista-interprete e il divo-persona? intellettuali – ecco finalmente la controversa parola che mi ha condotta sin qui dall’articolo di fontana, dove si puntualizza la necessità di pensieri forti, indipendenti dalla verve estetica delle figure da cui tali pensieri provengono / il giovane scrittore si sofferma inoltre a riflettere pur velocemente sulla ricchezza del web e sulla necessità di trovare anche nelle letture online il risultato di uno sforzo che prescinda l’esibizionismo e il partecipazionismo di chi scrive – uno sforzo a sè stante, generato dalla volontà di mettere a fuoco dei contenuti mediante la scrittura così “la vera domanda non è di quali intellettuali l’Italia ha bisogno oggi, ma di quale pensiero. indipendentemente dalle figure che lo veicolano. indipendentemente da occhiali dalla montatura spessa, pernod su tavolini di parigi, o qualunque altro elemento che ci distolga dal solo punto chiave: il valore di comprendere razionalmente, liberamente, e criticamente, il reale. |
il paesaggio mi sbilancia continuamente verso poli opposti, l’estetica è contraddittoria, lacerata – il verso delle cicale è una costante di sottofondo e nei momenti di silenzio diventa qualsi assordante / la prima parola che trovo nel mio vocabolario, dopo pochi minuti di viaggio sul territorio, è ipnotico: l’esterno mi provoca una particolare forma di stordimento – sarà la stanchezza, o forse il caldo, o gli ulivi che si susseguono come sculture nella loro bellezza antica – tutto è ridondante nell’assenza di monotonia, si ripete con particolare violenza e non pacatamente, finisce per provocare una forma di partecipazione stupfacente / così va in crisi l’immagine di un salento dolce e morbido per cedere spazio a un’estetica forte e quasi insidiosa, dalle radici piantate nel medioriente / la vegetazione è lussureggiante, le ultime estati sono state meno torride e le piante non sono ingiallite / ci sono rododendri, fichi, palme, capperi, agavi e grandi macchie di cactus che stanno buttando i primi frutti ancora acerbi / viaggiando in corriera vedo campi coltivati e contadini curvi a raccogliere meloncelle (menunceddhe) e pomodori / masserie da mille e una notte, muri a secco, furni dove dormono o dormivano gli agricoltori con la famiglia tutta durante la stagione più calda / le cicale mi stordiscono, le senti anche in spiaggia, acquattate nelle pineta alle mie spalle – devo tuffare la testa sott’acqua per fermare quel suono spettrale |
il set completo è su flickr (l’ultima foto invece è stata scattata nella cattedrale di otranto)
. sto bene solo quando posso salire su un autobus e andare dormo in una stanza arredata con cura la mattina mi litigo la vasca con un grosso scarafaggio mangio poco – mi dimentico devo pensare a non essere troppo infelice concentrarmi sul prossimo autobus e tenere la bocca chiusa ho quasi 47 anni e nemmeno una ruga una piccola parte di me ancora mi assomiglia e questo vento che scuote dolcemente le ombre mi fa compagnia mi manca un internet point + qui tutti sornioni 25.07
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] nel blu mi perdevo, e riposavo
ascoltando il silenzio che si faceva adulto [
il blu diventato bersaglio – ogni passo tornavo
volevo tornare e diventare bella come una ragazza
e perdere peso nel viaggio
perdere peso nell’amore risolto, nella sua corrispondenza
qualcuno ha scritto storie illegibili
sui muri scrostati di un edificio abbandonato
[ zollino / lecce ]
tornata /
le foto meno indecenti scattate durante il viaggio sono raccolte su flickr
i diari ancora tutti da sistemare (presumo ci vorrà del tempo … )
ho disegnato poco –
la canzone invece – ascoltata innumerevoli volte
(il titolo non c’entra – era per un post che poi non ho scritto)
.
then I came back from where I’d been.
my room, it looked the same –
but there was nothing left between
the Nameless and the Name.
.