monthly archives: gennaio 2010
adoro wes anderson – c’è sempre qualcosa di commovente nella sua comicita’
e nessun disegno nel frattempo – ma la testa non è ferma
… this time tomorrow
1 – haiti (piuttosto) mi sento di osservare come l’infamia dell’uomo si appoggi di volta in volta sulle più terribili tragedie per trarne un vergognoso profitto / la natura umana sorprende per l’istintiva bassezza di molti, un istinto irrecuperabile verso la sopraffazione e l’abuso 2 – leghisti 3 – classifiche |
attraverso il catalogo della mostra di antonello da messina tenutasi a roma nel 2006 ho scoperto un quadro di barthélemy d’eyck, pittore francese del ‘400 con evidenti influenze fiamminghe, che dipingeva figure femminili dalle mani particolarmente grandi, avvolte in lussuosi broccati e spesso circondate da colonnati tardo gotici mi ha colpito questo ritratto di maddalena inginocchiata in cui sorprende la tessitura dello sfondo che si mescola in un gioco di trasparenze con il rosso dei tetti del paesaggio qualcosa – visto oggi – di incredibilmente attuale il quadro va a formare un trittico personale insieme a fouquet e bellini
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qualcuno avrà notato che negli ultimi giorni non ho dedicato nemmeno una riga alle vittime di haiti non è certo per negare la drammaticità di quanto accaduto, ma devo riconoscere che il turbamento suscitato da queste catastrofi naturali è di natura più intima, individuale, mentre i fatti di rosarno, così come le innumerevoli tragedie quotidiane che derivano dall’incoscienza umana, o peggio dalla mancanza di rispetto dei valori più elementari, provocano in me un risentimento e una rabbia assai diversi, che non scemano e che invadono le giornate senza rimedio sono sentimenti insurrezionisti (!) – vorrebbero cambiare i segni, le parole, i versi ma è davvero molto molto difficile trovare il modo per rendere migliore il mondo attraverso la pratica artistica ricordo una frase di hans haake, già pubblicata sul blog anni fa, letta in un libro che ora non riesco a identificare – circa il fatto che nessuna luminosa installazione potrà mai impedire a un poliziotto bianco di sparare a un nero ripenso ogni giorno a questa lapidaria sanzione di impotenza, pensando che forse l’espressione visiva dovrebbe seguire altre vie, e probabilmente non avere scopi tutto mi pare terribilmente frivolo al momento, così vacuo, debole e persino anti-culturale, dato che la cultura implica un fermento costruttivo, condiviso, importante – impone che si vada a incidere sull’andamento storico, sulle scelte fondamentali ho davvero la nausea di coloro che sui blog praticano la felicità come uno sport a trentadue denti – ne parlava anche qualcuno alla radio, giorni fa, e mi ha sollevata sapere che non sono l’unica a pensare che non si possa riempire un diario o un blog di che bello quanto sono felice forse ho frequentato internet senza cercare ciò che veramente mi appartiene, fermandomi nei luoghi sbagliati, foderandomi gli occhi con tutti quei colori, con tutte quelle decorazioni capaci di provocare prolungate quanto piacevoli anestesie la scuola nel frattempo procede, si tratta solo di due mesi ma si prospettano faticosi – non tanto per la materia, che gestisco senza alcuno sforzo, ma per le due ore quotidiane di viaggio e per l’abitudine ormai consolidata di vivere molte ore al giorno da sola, e in silenzio ieri il collegio docenti si svolgeva nella piccola aula magna che funge anche da biblioteca sulle cui pareti sono state sistemate le scaffalature metalliche che si trovavano nel vecchio liceo, tantissimi anni fa – appena entrata ho riconosciuto quei vecchi mobili spartani e il dorso di tanti libri che avevo letto da adolescente nei lunghi pomeriggi di segregazione domestica
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quasi un anno fa, la bbc già parlava della situazione a rosarno
insegnare – una gran fatica il paese – un susseguirsi di familiarità e inadeguatezze il paesaggio – al ritorno si è srotolato in monocromatica, quasi sempre sarà stato un momentaneo daltonismo mentale, lo sbuffo stinto della stanchezza… ascoltando il nuovo palinsesto di radio3 rimpiango alcune serie di damasco che rendevano speciale e quasi assorto il calar della sera
minima moralia – 21 |