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quando viaggio in corriera mi piace guardare gli alberi e osservare come cambiano nel corso delle stagioni / osservo da lontano il tronco, i rami, la loro intricata nudità invernale oppure il diradarsi temporaneo o senza rimedio degli aghi nelle specie pinofite, la disposizione delle processionarie sui rami, i loro bozzoli sospesi e silenziosi aggrappati all’anima rossiccia di certe conifere
incredibile quanti dettagli si possano percepire anche dal finestrino di un mezzo in corsa
vorrei conoscerli tutti – chiamarli per nome
oggi ho notato un paio di poiane appollaiate, la loro sagoma scura e compatta, elegante anche nell’immobilità intorpidita della sosta

durante /
i colleghi seduti più indietro parlano, ininterrottamente – trovano sempre qualcosa da dire per passare il tempo (mai un libro, mai un approfondimento) / il suono monotono di quelle conversazioni mi suscita una noia istantanea, un immediato e respingente pregiudizio
preferisco gli alberi silenziosi e lontani, la loro presenza fugace e quotidiana nei miei viaggi e i loro grovigli invernali, preziosi e complessi – ogni tanto scorgo un nido sospeso in mezzo ai rami: un garbuglio piccolo in uno più grande

sotto: lacerto tratto da arboreto selvatico

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