in questi giorni sto ascoltando un paio di uscite musicali recenti l’ultimo di ribot (silent movies) e saturn singsdel mary halvorson quintetdi averli visti suonare insieme (lui e lei) mi ero dimenticata fino a che non ho sbirciato la fotografia della halvorson, perché questa ragazza prodigio altri non è se non la seconda chitarra nel quartetto che ha portato a udine l’ottima riedizione di sun shipcurata appunto da marc ribotquesti due dischi sono piuttosto diversi: l’eclettico chitarrista ex lounge lizards (conosciuto tra le altre cose anche per le numerose collaborazioni con john zorn) qui si presenta come elegante solista (vagamente antologico), mentre l’enfant prodige occhialuta della chitarra d’avanguardia (con quell’aria tutta sua da prima della classe) si cimenta in un lavoro sperimentale che rieccheggia con molto stile le atmosfere di coltrane e sun ra, ma anche bill dixon (r.i.p) e mazurek dopo di lui eppure questi due lavori apparentemente distanti hanno un ritmo affine, una spina dorsale su cui poggiano strutture musicali affatto incompatibili – entrambi compatti ma al contempo variegati, eleganti, coerenti e di ottima misura – estremamente riconoscibile ribot, correttamente alla ricerca di un orizzonte silistico più evidente la halvorson, che qui riesce a superare un minimo disordine improvvisativo ancora presente nelle prove precedenti
qui una recensione più seria di saturn sings sono musiche che mi salvano dalla defaillance del gusto personale, solo apparentemente stemperato-si in quello di altri, ma che in realtà sperimenta la condivisione per un particolare gioco di coincidenze del tutto accidentale |