parecchi anni fa un amico sloveno, durante una cena a casa mia, mi disse che era contento di essere nato in questo periodo storico
(ma dieci anni fa eravamo già dentro a questo nostro presente?)
non ricordo bene la mia replica di allora a tale affermazione, probabilmente fu qualcosa come un “sì e no”; però guardandomi in giro oggi mi sento di dire che no, non sono contenta di questo tempo, lo dico mentre pedalo e osservo gli ultimi prati della città dove spiccano i rendering minacciosi di qualche agenzia immobiliare, lo dico pensando ai 3000 morti nei nostri mari durante l’ultimo anno, lo dico quando constato come vengono quotidianamente maltrattate la cultura e l’istruzione nel mio paese, pensando a come tanti strumenti a nostra disposizione non consentono di valorizzare il talento originale ma quasi solo di ipertrofizzare la produzione di mediocrità.
lo dico con in mente l’avidità incalzante e isterica di genti che pensano solamente a riempire il loro portafoglio
e lo dico anche perchè, se fossi vissuta prima di adesso, avrei forse potuto non vedere questo scempio di risorse e di diritti e di vite, e perchè avrei conservato integra l’illusione che la civiltà dell’uomo marcia in avanti e non all’indietro
forse