dicono che il tempo scorra più veloce per chi lo vive intensamente, amando molto e ricavando un godimento profondo dalle sue esperienze – eppure, scrivevo poco fa a un’amica che la brevità del tempo si percepisce con altrettanta intensità proprio quando l’esistenza è spoglia di sentimenti epici e di smisurati appagamenti, perchè lo si vorrebbe far bastare, quel tempo che non ci basta, e si vorrebbe che l’età si fermasse per darci ancora l’opportunità di provare a sentire quello che non abbiamo saputo o potuto sentire fino a quel momento – invece ci sfugge tra le mani ineffabile, più rapido dell’acqua del rubinetto

quando ero giovane pensavo, guardandomi, che prima o poi avrei avuto la possibilità di sistemare la vita in modo corrispondente alle mie aspirazioni e al mio profilo più autentico
ma con il passare degli anni constato che certi gesti naturali adesso cominciano a contenere impercettibili stonature rispetto alle aspettative, dissonanze insanabili – e se davvero mi importa poco o nulla dei primi capelli bianchi, tanto mi dispiace di non aver saputo trovare nel corso degli anni, una dimensione esistenziale, sentimentale e creativa che potesse procurarmi autentica gioia, o quantomeno una dolce serenità

non vuole essere un bilancio di fine anno, da questo punto di vista il calendario è solo una convenzione
lo è di meno, convenzionale, il segno del tempo che ci attraversa il corpo e lo spirito come un seghetto, o come il filo passato a tagliare le fette di polenta su un vecchio tagliere, portandosi via dei pezzi senza preavviso

Caught in the middle
Carol, we’re middle class
We’re middle aged
We were wild in the old days
Birth of rock ‘n roll days
Now your kids are coming up straight
And my child’s a stranger
I bore her
But, I could not raise her
Nothing lasts for long–
Nothing lasts for long–
Nothing lasts for long–
Down at the Chinese Cafe
We’d be dreaming on our dimes
We’d be playing–
“Oh my love, my darling”
One more time

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